Capitolo 9. Licenze, Diritti d'Autore e Brevetti

Indice

La Terminologia
Aspetti Delle Licenze
La GPL e la compatibilità di Licenza
Scegliere una Licenza
La licenza MIT / X Window System
La GNU General Public License
La GPL è libera o non libera?
Cosa sulla Licenza BSD?
L'Assegnazione del Copyright e la Proprietà
Non far Nulla
Gli Accordi di Licenza per i Collaboratori
Trasferimento del Copyright
Gli Schemi a Doppia Licenza
I Brevetti
Ulteriori Risorse

La licenza che scegliete probabilmente non avrà grande impatto sull'adozione del vostro progetto, finché è open source. Gli utilizzatori scelgono generalmente software basato su qualità e funzionalità, non sui dettagli della licenza. Nondimeno, avete bisogno di una comprensione dei problemi delle licenze del software libero, compresa l'assicurazione che la licenza sia compatibile con i suoi obiettivi, e che siate capaci di discutere le decisioni sulla licenza con altre persone. Prego notate, che io non sono un legale, e che niente in questo capitolo dovrebbe essere costituito come un consiglio legale. Per quello avrete bisogno di impiegare un un legale o di essere un legale.

La Terminologia

In una discussione su licenze open source, la prima cosa che balza all'evidenza è che sembrano esserci varie parole per la medesima cosa: software libero, open source, FOSS, F/OSS, and FLOSS. Partite con l'ordinarle, insieme ad altri pochi termini

software libero

Il software può essere liberamente condiviso e modificato, includendolo in qualche forma di codice. Il termine fu coniato per prima da Richard Stallman, che lo codificò nella GNU General Public License (GPL), e fondò la Free Software Foundation (http://www.fsf.org/) per promuoverne il concetto.

Sebbene il “software libero” copra quasi esattamente la stessa estensione dell'”open source”, la FSF, fra gli altri, preferisce il primo termine perché esso enfatizza l'idea di libertà e di software redistribuibile liberamente soprattutto come movimento sociale piuttosto che tecnico. La FSF riconosce che il termine è ambiguo—esso significherebbe “libero” nel senso di “a costo zero”, invece che “libero nel senso di “in libertà” ma ritiene che esso sia ancora il miglior termine, tutto considerato, e che le altre possibilità in inglese hanno le loro ambiguità. (In questo libro “free” è usato nel senso di “in libertà” non nel senso di “a costo zero”).

software open source

Software libero sotto altro nome. Ma il nome differente riflette una importante differenza filosofica: open source fu coniato dall'Open Source Initiative (http://www.opensource.org/) come una voluta alternativa al “software libero”, per rendere tale software una scelta più gradita per le grandi imprese, presentandola come una metodologia di sviluppo, piuttosto che un movimento politico. Essi anche avevano voluto smontare un altro marchio: quello che ogni cosa “libera” debba essere di bassa qualità.

Mentre una licenza che sia libera è anche open source, e viceversa, (con piccole trascurabili eccezioni), la gente tende a raccogliere un termine e incollarlo ad essa. In generale quelli che preferiscono “software libero”, molto verosimilmente sono per avere un atteggiamento morale verso il problema, mentre coloro che preferiscono “open source”, o non la vedono come una questione di libertà, o non sono interessati a metter in mostra il fatto che lo fanno. Vedere sezione chiamata «"Free" e "open source" a confronto» in Capitolo 1, Introduzione per una storia più dettagliata dello scisma.

La Free Software Foundation fa una eccellente—assolutamente non oggettiva, ma sottile e completamente corretta—esegesi dei due termini, a http://www.fsf.org/licensing/essays/free-software-for-freedom.html. L'iniziativa presa dall' Open Source Initiative su questa cosa è (o era nel 2002) divulgata in due pagine: http://www.opensource.org/advocacy/case_for_hackers.php#marketing and http://www.opensource.org/advocacy/free-notfree.php.

FOSS, F/OSS, FLOSS

Dove ce ne sono due di ogni cosa, lì ce ne saranno presto tre, e questo è esattamente ciò che sta avvenendo con i termini per il software libero. Il mondo accademico, forse volendo la precisione e la comprensione al di sopra dell'eleganza, sembra aver deciso per FOSS o talvolta per F/OSS che sta per "Free / Open Source Software". Un'altra variante che sta guadagnando slancio è FLOSS che sta per "Free / Libre Open Source Software" (libre è familiare in molte lingue e non soffre dell'ambiguità di “free”; vedere http://en.wikipedia.org/wiki/FLOSS per sapere di più).

Tutti questi termini significano essenzialmente la stessa cosa: software che può essere modificato e redistribuito da chiunque, a volte ma non sempre col requisito che i lavori derivati siano liberamente redistribuibili sotto gli stessi termini.

DFSG-compliant

Conforme elle linee guida della Debian Free Software (http://www.debian.org/social_contract#guidelines). Questo è il testo largamente usato per indicare se una data licenza è veramente open source (free, libre, etc.). La missione del Progetto Debian è quella di mantenere un sistema operativo completamente libero, dimodochè non ci sia bisogno per uno che lo installa di avere il dubbio se abbia il diritto di modificare o redistribuire in parte o del tutto il sistema. Le linee guida Debian Free Software sono il requisito che la licenza di un pacchetto di software deve avere per essere incluso in Debian. Poichè il progetto Debian spese una buona quantità di tempo a pensare come costruire questo testo, le linee guida cui si pervenne si dimostrarono molto robuste (vedere http://en.wikipedia.org/wiki/DFSG), e da quanto mi risulta, nessuna seria obiezione è stata sollevata su di esse sia dalla Free Software Foundation, sia dalla Open Source Initiative. Se sapete che una licenza è DFSG-conforme, sapete che essa garantisce tutte le importanti libertà (come l'autirizzazione a iniziare un nuovo progetto partendo dal progetto sorgente, anche contro i desideri dell'autore originale) richiesta per sostenere le dinamiche di un progetto open source. Tutte le licenze discusse in questo capitolo sono DFSG-conformi.

OSI-approved

Approvata dall'Open Source Initiative. Questo è un altro testo largamente usato per dire se una liacenza permette tutte le necessarie libertà. La definizione di software open source si basa sulle linee guida del Debian Free Software, e una licenza che ha una definizione quasi sempre ha l'altra. Ci sono state poche eccezioni negli anni, ma riguardanti solo particolari licenze e nessuna di qualche rilevanza qui. Diversamente dal progetto Debian, l'OSI conserva un elenco di tutte le licenze che ha approvato, a http://www.opensource.org/licenses/, cosicché "approvata-OSI" è uno stato non ambiguo: una licenza c'è o non c'è nella lista.

Anche la Free Software Foundation tiene aggiornata una lista delle licenza a La FSF classifica le licenza a http://www.fsf.org/licensing/licenses/license-list.html. La FSF classifica le licenza non solo in base al fatto se sono libere, ma se sono compatibili con la GNU General Public License. La compatibilità GPL è un importante argomento, trattato in sezione chiamata «La GPL e la compatibilità di Licenza» più avanti in questo capitolo.

proprietario, closed-source

L'opposto di “free” e “open source”. Ciò significa distribuito sotto i termini delle licenze tradizionali, basate sul costo, dove gli utilizzatori pagano per una copia, o sotto altri termini restrittivi sufficienti per impedire alle dinamiche open source di operare. Anche il software distribuito gratis può essere proprietario, se la sua licenza non permette la libera redistribuzione e modifica.

Generalmente “proprietario” e “closed source” sono sinonimi. Comunque in più “closed source” implica che il codice sorgente non può persino essere visto: poiché il codice sorgente non può essere visto nella maggior parte dei software proprietari, questa è normalmente una differenza senza distinzioni. Comunque, a volte, qualcuno rilascia del software proprietario sotto una licenza che permette ad altri di vedere il codice sorgente. Con confusione essi lo chiamano “open source” o “quasi open source”, ecc.. , ma ciò è ingannevole. La visibilità del codice sorgente non è il problema; la domanda importante è cosa potete fare con esso. Così la differenza fra proprietario e closed source è in gran parte irrilevante e i due termini possono essere trattati come sinonimi.

A volte commerciale è usato come sinonimo di “proprietario”, ma, parlando appropriatamente, i due termini non sono la stessa cosa. Il software libero può essere software commerciale. Dopotutto il software libero può essere venduto, fin tanto che agli acquirenti non è impedito di dar via copie essi stessi. Esso può essere commercializzato in altre maniere, per esempio vendendo assistenza, servizi, e certificazione. Ci sono compagnie miliardarie in dollari costruite sul software libero oggi, cosicché esso non è né in modo innato anti-commerciale né anti-compagnia. D'altra parte esso è anti-proprietario per natura, e questa è la chiave per cui differisce dai modelli di licenza per-copia

di pubblico dominio

Non avente un intestatario di copyright, nel senso che non c'è nessuno che abbia i diritto di limitare la copia dell'opera. Essere di pubblico dominio non è la stessa cosa di non avere un autore, e, anche se l'autore o gli autori dell'opera hanno deciso di metterla in pubblico dominio, questo non cambia il fatto che essi la hanno scritta.

Quando un'opera è di pubblico dominio, del materiale facente parte di essa può essere incorporato in un'opera protetta da diritto d'autore, e quindi quella copia di materiale è coperta da diritto d'autore come l'intera opera. Ma ciò non cambia la disponibilità del lavoro originale, che rimane di pubblico dominio. Quindi il rilasciare qualcosa come di pubblico dominio è tecnicamente un modo per renderla “libera”, in accordo con la maggior parte delle organizzazioni che certificano software libero. Comunque usualmente ci sono buone ragioni per usare una licenza invece di rendere di pubblico dominio: anche con il software libero certe limitazioni possono essere utili non solo all'intestatario del copyright, ma anche ai destinatari, come chiarisce la prossima sezione.

copyleft

Una licenza che usa la legge sul copyright per ottenere un risultato opposto al copyright tradizionale. A seconda di quello che chiedete, questo significa sia licenze che permettono le libertà in discussione qui, sia, più strettamente, licenze che non solo permettono quelle libertà, ma che le obbligano, con lo stipulare che le libertà devono viaggiare con l'opera. La Free Software Foundation usa esclusivamente la seconda definizione; altrove è uguale: la maggior parte delle persone usano il termine allo stesso modo della Free Software Foundation;—ma altre, inclusi coloro ohe scrivono per i media prevalenti, tendono ad usare la prima definizione. Non è chiaro che chiunque usi il termine sia cosciente che bisogna fare la distinzione.

L'esempio canonico di più stretta e decisa definizione è la GNU General Public License che stabilisce che ogni lavoro derivato deve essere rilasciato sotto la GPL; vedere sezione chiamata «La GPL e la compatibilità di Licenza» più avanti in questo capitolo per maggiori ragguagli.